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L* giovani sono spesso trattat* come un corpo unico e omogeneo. Tuttavia, questo gruppo include al suo interno molte differenze - l* giovani non sono tutt* ugual*: alcun* appartengono a classi sociali benestanti, il che garantisce molti privilegi. Altr* vedono invece non garantiti o negati i propri diritti. Questo vale specialmente per chi appartiene a minoranze, chi ha basso reddito, chi proviene dal meridione e dalle periferie. L’italia è un paese dove l* giovani hanno una vita dura, dove diventare autonom* e indipendenti è una strada accidentata. L* giovani italian* subiscono un mercato del lavoro precario, con bassi salari e dove la disoccupazione è un mostro nascosto dietro l’angolo. La mancanza di lavoro in generale e di lavoro di qualità è più significativa per le donne, per chi non ha una famiglia alle spalle, per chi proviene dalle aree interne e dal Sud del Paese. Molt* giovani sono cosiddetti “lavorator* pover*”. Ciò significa che, nonostante lavorino 40h alla settimana, lo stipendio permette loro a malapena di mantenersi, impedendo di risparmiare per comprare casa e mettere su famiglia senza aiuti esterni. In poche parole, impedisce loro la libertà. Chi riesce a trovare un lavoro, spesso lo trova a condizioni ingiuste. Stage e tirocini (non pagati o pagati una miseria) sono la realtà per molt*, con “stipendi” da 400€. Chi trova un lavoro a tempo indeterminato spesso deve fare i conti con la perdita del potere d’acquisto. Al carovita, al caro affitti, all’inflazione e alla crisi energetica non corrisponde mai un aumento di salario. Alcun* giovani non studiano e non lavorano e hanno completamente perso la fiducia nel futuro, altr* emigrano fuori dall’Italia o dal Sud al Nord, lontano dalle proprie famiglie e dai propri affetti, per cercare migliori condizioni di vita e di accesso ai servizi sociali. O, ancora, devono vivere in condizioni abitative inadeguate perché i salari sono troppo bassi rispetto agli affitti. 
Ecco perché l’Italia odia i giovani.

L’Italia odia l* giovani anche quando non implementa politiche adatte all’emergenza climatica che stiamo vivendo, quando non abbandona le fonti fossili e fa dipendere l'approvvigionamento energetico nazionale da accordi con governi autocratici. L’aumento di eventi meteorologici estremi sulla nostra penisola mette a rischio la salute pubblica, la sicurezza alimentare ed energetica, il diritto alla casa, quando non la vita de* cittadin*, come già successo negli ultimi anni.  Senza un ripensamento della mobilità pubblica, una conversione del settore energetico alle fonti rinnovabili, un efficientamento dell’edilizia pubblica e popolare, una riduzione degli sprechi e dei consumi idrici, e l’introduzione di tasse su patrimoni e successioni, è difficile che l* giovani possano immaginare di avere un futuro su un pianeta abitabile.
L’Italia odia i giovani.

Di giovani, però, si parla molto, soprattutto in campagna elettorale: si parla di, ma non con, e quasi mai attraverso. L* giovani non sono considerati come un bacino elettorale strategico dai politici. I loro problemi non sono di interesse, non vengono indagati e vengono accantonati. Questo contribuisce a creare un senso di sfiducia verso le istituzioni che dovrebbero rappresentarci.   L* giovani non sono quasi mai invitati ai tavoli decisionali. Quando lo sono, vengono strumentalizzat* per attrarre un pubblico giovanile ma il dialogo rimane superficiale e manca di un seguito concreto. Quando interpellat*, ricevono un trattamento paternalistico, e vedono il loro pensiero viene omologato a quello di altr* coetane*.  In questo scenario, da un lato l’estrema destra accresce il suo potere, proponendo finte soluzioni per l* giovani che in realtà accrescono la ricchezza degli imprenditori, dei miliardari e dei grandi manager, a danno della classe media e dei lavoratori e delle lavoratrici, giovani e non. Dall'altro la sinistra frammentata e disorganizzata continua a perdere radicamento territoriale e a non fare proposte redistributive coraggiose. A causa di tutto ciò, l* giovani italian* si avvicinano sempre meno alla politica dei partiti e sono sottorappresentati nell’arena democratica. Poch* di loro si recano alle urne al momento del voto, creando un circolo vizioso difficile da rompere: meno voti, meno sei rappresentato. Meno sei rappresentato, meno voti. 
L’Italia odia i giovani.

Non è però vero che in Italia ci sia disinteresse per la politica tra l* giovani: a non interessarci sono solo i calcoli elettorali, le liste bloccate, le proposte lontane dalle esigenze materiali e dalle preoccupazioni più reali delle persone.  Si perde infatti il conto degli esempi virtuosi che da Nord a Sud attivano piazze e comunità in difesa dei servizi pubblici e del benessere di tutt*. La politica non risiede solo nei palazzi ma la troviamo in più luoghi e su più livelli. Non possiamo separare, catalogare e gerarchizzare la politica che avviene fuori e dentro le aule consiliari e parlamentari. Per avanzare c’è bisogno di essere contemporaneamente in ognuno di questi luoghi. Sempre meno giovani scelgono di candidarsi in Italia. L* giovani vengono spesso aggiunti all’interno delle liste dai partiti per attrarre voti. Quasi sempre non hanno risorse finanziarie da investire sulla propria campagna elettorale. Quando intervengono sono generalmente sottovalutat* a causa della loro età. Le barriere strutturali all’accesso si moltiplicano poi per candidat* con profilo diverso, in particolare per le donne, per le persone che hanno un background migratorio o appartenenti a minoranze di genere, sessuali, etniche, linguistiche e/o religiose, per chi vive con una disabilità e/o una neurodivergenza o per chi abita in comuni ostacolati dalla criminalità organizzata. Ciò significa che le istanze ed i bisogni specifici delle rispettive comunità e minoranze non avranno voce all’interno dei luoghi decisionali.  Fantapolitica! risponde a queste sfide facilitando l’ingresso di giovani che hanno meno di trent’anni nelle istituzioni: li accompagna nel loro percorso politico, rafforza le loro conoscenze e competenze e offre uno spazio di incontro sicuro ed una comunità nazionale composta da persone che hanno fatto la stessa scelta.  Fantapolitica! ha lavorato con molt* giovani che nonostante queste barriere hanno deciso di candidarsi. Dei 32 candidat* che Fantapolitica ha incontrato, scelto e supportato, 13 sono ora consiglier* comunali o circoscrizionali e si impegnano quotidianamente nel far valere prospettive radicali e innovative nei luoghi del potere e nel promuovere misure ricettive dei bisogni dei loro coetane*, per migliorare la vita di tutt*. 
L’Italia odia i giovani, ma l* Fantacandidat* no.

Fantapolitica! è apartitica ma non è apolitica: sostiene, infatti, esclusivamente candidat* appartenenti a liste civiche o partiti di sinistra, e che si distinguono per il lavoro svolto all’interno delle proprie comunità nel periodo precedente a quello elettorale.  Fantapolitica! investe in “persone politiche” che ricuciono le distanze tra mondi che spesso non dialogano e che si mettono al servizio della comunità con impegno e senso critico.  Fantapolitica! mette queste persone in connessione, fino a costruire una rete nazionale di giovani cittadin* collocat* a sinistra e desideros* di conquistare uno spazio di azione dentro e fuori le istituzioni, anche dopo il periodo elettorale. 
L’Italia odia i giovani, ma Fantapolitica no.

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